Discorso di inizio anno.

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Nonno Roma
view post Posted on 30/9/2012, 20:03




Nascosto dal rosso tentaggio dell'aula Magna il Preside si schiarisce la voce, con un colpo di tosse, mentre volge lo sguardo al suo discorso su una pagina di quaderno strappata. La accartoccia e la getta in un angolo, poco prima di entrare con passo deciso e petto in fuori, mostrando la sua fierezza, simbolo del suo potere in quella scuola, della sua superiorità. Gli alunni dal secondo anno in poi ormai lo conoscono, perciò non restano sorpresi come le matricole.
E' a loro che volge il primo sorriso che viene, poi, spostato con lo sguardo, su tutto il pubblico presente.
L'abbigliamento è sobrio seppur denoti una certa agiatezza economica.

Il microfono fischia, così che è costretto ad indietreggiare ma, quando lo afferra la seconda volta, ticchettando il dito indice su di questo, è pronto a parlare a tutti senza ulteriori interruzioni.
Inizia.
La sua voce è profonda e il suo volto è serio. Una delle poche occasioni in cui lo è.

-Nei discorsi, mi dicono, sono spettacolare e, sinceramente, non ne capisco il motivo. Non è la prima volta che mi trovo qui a parlare a voi studenti e so, con certezza, che pochi ascolteranno. Perché dilungarsi in parole quando ognuno di noi, presumo, sappia che non saranno le mie frasi a farci conoscere meglio, bensì la convivenza in questo istituto.
E, perciò, sarà questo l'argomento che tratterò con maggior cura.
Le regole sono semplici e potrete trovarle sul libretto che vi è stato consegnato, insieme a vari dettagli sui corsi, i club, i metodi d'insegnamento.
Evito, dunque, di sprecare del tempo, ora, per qualcosa di cui vi potete informare da soli, dando, ovviamente, per scontato che voi lo facciate.
E' importante perché, quelle regole, esigo vengano rispettiate senza alcuna eccezione, tuttavia, vi prego, sono un uomo anche io.
Non un mostro perseguitatore e, per qualunque problema, rivolgetevi a me senza alcun timore.
Dovete avere solo paura del mio collega, vicepreside.-

Attende che le risate si spengano, trattenendole lui stesso con un'alzata di mano. Ha nel sangue il carattere del domatore di popoli.

-Lascerò a lui la parola, concludo quindi dandovi un caloroso benvenuto. Ma, ahimè, queste sono solo parole, giusto? Per tal motivo mi sono mosso afinché il benvenuto fosse realmente sentito, specie per le matricole. Trpoverete una piacevole sorpresa nelle camere di ognuno di voi. E questo è quanto.-

Un piccolo cenno di capo e il preside, come è entrato, con al stessa fierezza, si sposta di alto per lasciare posto ad Ariovisto

Edited by Romano - 1/10/2012, 09:21
 
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Ariovisto ~MagnaGermania
view post Posted on 30/9/2012, 20:18




L'inizio di un ciclo, viene definito come un circolo; lo spezzarsi glabro di un'era che poi ricomincia e si riavvolge sulle stesse spire di quella precedente- perÒ muta, cambia, fa diversi passi in direzioni opposte e insolite dalle precedenti, si fanno trascinare fino a che non giungono a termine, fermando la corsa stanche ed esauste.
Per questo motivo, il ritrovarsi ad iniziare con una forte spinta garantiva di far bene perlomeno l'inizio, e quindi essere già a metà dell'opera.
Il resto, se si aveva prestato attenzione a come si partiva, veniva da sè.

Quelle sarebbero state belle cose da dire; magari per fare un'impressione quantomeno neutra agli alunni.
Eppure, proprio per dare quella spinta che occorreva, lui era l'ultima persona da chiamare. Con tutti i bravi filosofi da cui Roma poteva prendere spunto- si era affidato ad un discorso veloce e semplice, che disgraziatamente lasciava spazio alla sua presentazione.
L'aveva persino minacciato con un'occhiataccia di non provare a lanciarlo sul simil palco e tirarlo dietro le tende di quella che considerava un'umiliazione pubblica, un qualcosa che non voleva fare- e già si sentiva rivoltare lo stomaco per la rabbia d'esserci cascato, mentre pianta le scarpe tirate a lucido (di Roma, sicuramente sue, prestate praticamente a forza) sul pavimento, risuona pesante sul suo passo deciso pur nolente che fosse.

Ha tempo di voltarsi, ne sente un brusio sommesso e dei piccoli occhi che lo analizzano da capo a piedi, ne osservano lo sguardo glaciale, quei capelli lunghi che forse non dovrebbero essere tali; le macchie di un nord che a quel tempo non c'era nemmeno più.
Si fa alto, perchè ha da osservare che gli sta innanzi, sente il bisogno di prendere quel momento con la giusta e orribile filosofia da barbaro- dopotutto arriva da lontano, da esperienze disperate, si ritrovava in mano qualcosa da insegnare, in ogni caso.

- Sono Ariovosto, il vostro videpreside.-

Il tono serio stiletta nell'aula, avverte quel precedente brusio che si zittisce d'un colpo, fa lo stesso rumore della polvere, che poco dopo essere stata sollevata si posa lieve a terra.
Prende un respiro; in realtà non ha troppo da dire. Anzi, correggendo come si deve: si ritrova povero di utili parole, in quel caso.
Non era mai stato un grande oratore.

- Ho ben poco da dirvi. Credo abbiate presenti i vostri doveri, in tal caso non sareste qui ora. -

Li guarda di nuovo, uno a uno; rimane serio ed impuntato come avrebbe fatto l'acciaio- ma quello è il suo abituale, non v'è nulla di strano.

- Non sono qui per sentire che non abbiate voglia d'impegnarvi.
Avete un'opportunità, sfruttatela. L'ignoranza...l'ignoranza è la peggiore prigione che possiate crearvi. -

Che fosse sentito o meno, che lo stessero ascoltando oppure no, parlava anche e soprattutto per esperienza personale.
Inoltre, aveva marcato bene il "Non sono qui per". Voleva che fosse chiaro almeno quel concetto.

- Non si pretende l'impossibile da voi, credo già lo sappiate.
Cercate di non crearvi limiti, non c'è nulla che non possiate fare.
Nel caso abbiate bisogno di aiuto, potete rivolgervi al preside...-

Stava più parlando a sè stesso, che agli alunni.
Qualche parola doveva pur cavarla fuori, sebbene lo facesse con fatica e serietà; non lo stesso sorriso che aveva accompagnato sereno le parole di Roma.
Lui non era Roma.

- ...o a me. Attenti a ciò che fate.
Vi auguro un buon anno scolastico.-

Lapidario, tutto d'un pezzo, aveva aggiunto delle parole che andavano ad ammonire, sperava quasi che tenessero lontani tutti quegli pseudo-adolescenti ed i loro problemi da lui.
Aveva certamente sortito un effetto lievemente agghiacciante, e per quanto poteva interessargli, sperava fosse così.

Sentendosi più libero gira i tacchi e si volta, raggiungendo presto i bordi di quel piccolo palco; si lascia a dietro degli avvertimenti che aveva dato anche alla sua persona.
Era davvero ora di iniziare a lavorare.
Non cambiare, per quanto lo riguardava.

Edited by Romano - 1/10/2012, 09:32
 
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